Rastegnastampa
domenica, giugno 20, 2010
  ‘L’aggregazione riguarda tutti!’
Paolo Monotti, primo cittadino di Cavigliano, attacca l’atteggiamento di Tegna e respinge le accuse di ingerenza
D.L.

Paolo Monotti

Nel suo discorso di insediamento, tenuto in occasione della seduta di Consiglio comunale di lunedì, il neoeletto primo cittadino di Cavigliano, Paolo Monotti, è tornato a parlare di aggregazione amministrativa. In particolare ha criticato l’atteggiamento “antifusionista” della compagine municipale tegnese. Esternazioni che, in un momento in cui soffia un ventaccio sul progetto aggregativo (vedasi recente richiesta di destituzione di due delegati di Tegna in seno al gruppo di studio) gli abbiamo chiesto di spiegare.

Non crede, innanzitutto, si tratti di ingerenza bella e buona in una loro libera scelta? Così facendo non si rischia di far deflagrare i già poco costruttivi rapporti fra organi Esecutivi?

«Nel discorso di insediamento ho semplicemente fatto presente che, contrariamente alle previsioni, la fusione dei tre Comuni delle Terre di Pedemonte è ad un punto morto. Questo ovviamente a causa delle vicissitudini del Comune di Tegna. Non credo si tratti di un’ingerenza perché in fondo è un argomento che riguarda tutta la comunità pedemontana. Il processo aggregativo è bloccato dall’attuale Esecutivo di Tegna (o parte di esso). Sarebbe però opportuno conoscere qual’è, effettivamente, la volontà della popolazione. Ancora ultimamente ho avuto modo di leggere articoli di cittadini di Tegna che sono favorevoli all’unione amministrativa».

Visti i ripetuti “altolà” da parte dei “cugini”, ha senso continuare su questa strada o sarebbe più opportuno fermarsi a riflettere sulla bontà di una simile operazione?

«La bontà o meno di questa operazione lasciamola decidere agli abitanti in assoluta democrazia. Considerando come sono cambiate le cose (specialmente a Tegna) negli ultimi anni, sono certo che anche da parte degli abitanti di questo Comune probabilmente l’aggregazione, oggi come oggi, potrebbe essere vista in maniera positiva. Al limite si potrebbe sempre restringere il discorso ad una fusione che coinvolga solamente Verscio e Cavigliano, oppure orientarci verso le Centovalli o, perché no, anche guardare sull’altra sponda del fiume».

Il primo tentativo di fusione nelle Terre di Pedemonte naufragò a causa, soprattutto, di ragioni di ordine finanziario. Tegna, allora, si vantava di avere un forziere pieno e la prospettiva di dover passare alla cassa anche per gli altri due enti aveva creato parecchio malcontento. I ritardi ed i ripensamenti odierni crede siano ancora dettati da ragioni di “borsello”?

«A suo tempo lo furono. Oggi invece ci sono probabilmente persone contrarie inserite nei posti chiave...»

Le responsabilità di questa situazione di stallo del progetto sono esclusivamente da ascrivere alla diffidenza di Tegna?

«In buona parte credo di sì. Ritengo tuttavia che anche a livello Cantonale si potrebbe esercitare un maggior “pressing” su questo progetto. Al proposito, non mi è chiaro l’impegno del rappresentante “di zona” in seno al Gran Consiglio a favore di questa causa...» Si spieghi meglio. «Prendiamo l’esempio di Intragna: il granconsigliere Giorgio Pellanda ha sostenuto la fusione delle Centovalli ed ha ottenuto quasi tutto ciò che auspicava a favore dei suoi concittadini».

La finalità di unire le proprie energie fra Comuni è quella di trovare economie di scala che permettano di gestire, in modo migliore, un certo numero di servizi ai cittadini e al territorio. Su questo tutti sono pienamente d’accordo; è una affermazione di buon senso che è difficile scardinare. Serve davvero l’unione del Pedemonte per fare questo?

«Ci si dovrà arrivare per forza di cose. Cerchiamo di farlo ottenendo le migliori condizioni possibili da parte del Cantone. Altrimenti sarà inevitabile, per il singolo Comune, iniziare a “ripensare” alla qualità dei servizi che potrà ancora offrire, in futuro, ai propri abitanti».

“Chi fa da sé fa per tre!” era il proverbio scelto, a suo tempo, dai tegnesi ostili all’aggregazione. Lei, lunedì sera, lo ha ricordato in chiave ironica...

«Diversi anni fa, transitando da Tegna, ho letto questo proverbio scritto su uno striscione appeso sulla strada cantonale. Ho pensato: ci ritengono proprio degli appestati, da evitare in tutti i modi possibili. Nel frattempo, (purtroppo per loro) specialmente finanziariamente le cose sono cambiate. A Cavigliano ci siamo dotati di ottime infrastrutture, disponiamo di un asilo, abbiamo ampliato le scuole, sistemato la piazzetta con il torchio, quasi ultimato le canalizzazioni. Insomma si sono fatti investimenti che hanno notevolmente migliorato la “qualità di vita” nel Comune, rendendolo anche attrattivo nonostante il moltiplicatore. Lo stesso si può dire per Verscio. A Tegna, invece, in passato c’erano i soldi ma, malgrado ciò, non è stato fatto nulla. Ricordo che i loro ragazzi vanno ancora a scuola in una “baracca” di legno. Fossi un amministratore o un consigliere di questo Comune, non vi nascondo che proverei imbarazzo per questa situazione».
 
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