‘Sviluppo possibile solo con la fusione’

La regione, 30.01.2010
Il sindaco di Verscio si sofferma sulle sfide future del Comune e del comparto Terre di Pedemonte
D.L.
Bruno Caverzasio
Si è chiuso un anno di “transizione”, se ne apre uno che sarà caratterizzato dal tanto auspicato ritorno alla progettualità. A Verscio, Comune di mille anime, il Municipio sta impostando progetti che determineranno la qualità di vita dei suoi cittadini nei prossimi anni. L’Amministrazione è cosciente del fatto che, per raggiungere alcuni obiettivi, sarà tuttavia indispensabile proseguire sulla strada dell’aggregazione con i vicini di Tegna e Cavigliano. Ne abbiamo discusso col sindaco, Bruno Caverzasio.
Come è stato realizzato, sin qui, il programma iniziale del vostro quadriennio?
«Abbiamo iniziato la legislatura corrente con la ferma intenzione di proseguire e terminare il processo d’aggregazione. Nonostante ultimamente esso prosegua un po’ a singhiozzo, è tuttora in corso. Per questo motivo non abbiamo approntato un preciso piano di legislatura. Ci siamo comunque occupati di lavori di manutenzione straordinari, come ad esempio il recente credito per la sistemazione dell’interno del campanile, del ripristino di parte dei sentieri che portano ai monti, della cura del bosco. Stiamo lavorando ad alcune varianti del Piano regolatore, che presto sottoporremo al Consiglio Comunale. Insomma abbiamo portato avanti tutto ciò che esce dal quadro dell’aggregazione per non pregiudicarne anzitempo l’esito».
Quale ritiene che sia il nodo centrale, la priorità assoluta, la cosa di cui Verscio ha davvero bisogno?
«La domanda ci riconduce a quanto detto in precedenza. Riteniamo che interventi che concernono investimenti a sei cifre vadano fatti nell’ottica dei tre Comuni fusionati. È impensabile che Verscio si metta a programmare la costruzione della palestra senza coinvolgere le Terre di Pedemonte. Opere di questo tipo devono essere concepite da enti aggregati. Il medesimo discorso vale per il Palazzo comunale. A dipendenza di cosa si decide a livello di Pedemonte, cambiano gli obiettivi».
Come vive il rapporto con i cittadini in un Comune che ha superato la soglia dei mille abitanti?
«In tutta franchezza devo ammettere che a Verscio vivono ottimi cittadini, che chiedono poco, che dimostrano tolleranza, ligi nell’assolvere i doveri che gli sono propri senza eccedere nei diritti».
Qual è la problematica che vi causa la maggior preoccupazione?
«Per ora i Comuni finanziariamente deboli come il nostro hanno beneficiato degli aiuti della perequazione finanziaria cantonale. Dovesse cambiare in peggio quest’aspetto di solidarietà intercomunale e se – in aggiunta – il Cantone dovesse ulteriormente modificare i flussi finanziari con i Comuni, ecco che ci potremmo trovare in difficoltà».
Sul tappeto ci sono sempre parecchie incompiute: la già citata ristrutturazione del palazzo comunale, i posteggi in zona stazione, la zona artigianale, la moderazione del traffico, il centro di raccolta del verde...
«Entro inizio aprile dovrebbero iniziare i lavori di moderazione del traffico lungo la strada cantonale all’interno del nucleo. Ho usato il condizionale, in quanto fintanto che non si vedono le ruspe in azione è meglio non sbilanciarsi in proclami. Aspettiamo che il neo costituito Consorzio arginature si attivi, in quanto abbiamo alcuni problemi d’arginatura lungo il Riale Riei, che quando è in piena ci crea quasi regolarmente grattacapi».
Fusione, la patata più bollente da sbucciare...
«Siamo in una preoccupante fase di stallo, indipendente dalla nostra volontà e siamo in attesa dei provvedimenti e delle decisioni che il Cantone adotterà».
L’idea di allargare gli orizzonti e coinvolgere, nel discorso, Comuni più grossi come Losone è pura schizofrenia politica o è un pretesto per mandare tutto all’aria?
«Non oserei parlare di schizofrenia, anche se nella fase in cui ci troviamo ora – e considerando pure gli studi aggregati in atto nei Comuni vicini – mi sembra inopportuno approfondire il discorso ora».
La fiducia nell’unione amministrativa di Tegna, Verscio e Cavigliano va scemando. Dovesse fallire il secondo tentativo di aggregazione nel Pedemonte, a chi andrà presentato il conto?
«Non si presenteranno conti. Quando abbiamo avviato il secondo studio eravamo coscienti del fatto che potesse fallire una seconda volta. Tuttavia ciò che più ci rammarica è l’impressione che qualcuno desideri impedire che i cittadini si pronuncino su questo progetto. Questa è un meschinità bella e buona».
Volendo prevedere azioni di sostegno allo sviluppo delle 3 Terre, quali tipi di interventi ritienepossanoesserepiùurgenti?
«Si può intervenire singolarmente ma, a mio avviso, con scarsa efficacia. Uno sviluppo armonico delle Tre Terre lo si può solo ottenere aggregandoci. Il resto è di una complicazione e macchinosità insostenibile con risultati insufficienti».
Quali pensa siano i maggiori problemi dell’area territoriale per il mancato o non adeguato sviluppo locale?
«Di grossi problemi francamente non ne vedo. Tuttavia molte cose potrebbero essere migliorate se affrontate in comune. Penso ad esempio all’annoso problema di uno spazio per giovani della nostra regione».
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